La Cina porta il cloud negli abissi: la nuova guerra dei dati
Nel crocevia della rivoluzione digitale globale — dove l’intelligenza artificiale, la 5G, l’Internet delle cose (IoT) e la “computazione totale” (edge computing + cloud) convergono — si profila un nuovo teatro strategico: il fondo del mare. Dietro questa immagine quasi letteraria, si cela un piano di infrastruttura tecnica che è anche un’operazione geopolitica. L’operatore è HiCloud Technology Co., Ltd. (nota anche come Hailanyun/HiCloud), filiale del gruppo Highlander, che ha siglato con le autorità della zona di libero scambio di Lingang Special Area (Shanghai) e il gruppo di investimento locale un accordo per la realizzazione di un data-centre sottomarino da 24 MW alimentato quasi interamente da vento offshore.
L’investimento iniziale, pari a circa 1,6 miliardi di yuan (~US$ 222-230 milioni), è la testimonianza che questo non è solo un esperimento, ma un progetto in cui Pechino intende incanalare risorse, tecnologia e volontà politica.

Il dato tecnico-tecnologico
Dal punto di vista ingegneristico, l’operazione unisce tre elementi fondamentali:
- Alimentazione rinnovabile: il centro dati sottomarino sarà alimentato per oltre il 90 % (le fonti parlano di 95 %) da parchi eolici offshore collegati direttamente al sito.
- Raffreddamento naturale: sfruttando l’acqua marina profonda come sistema di raffreddamento — meno ventilazione, meno consumo energetico per climatizzazione — HiCloud dichiara che la porzione di energia necessaria al raffrescamento scenderà sotto il 10 % del totale, contro il 40-50 % dei centri terrestri.
- Modularità e profondità: l’impianto è composto da moduli sigillati, installati a decine di metri sotto il livello del mare (nel caso di Hainan già a 30-35 m). Questi moduli ospitano centinaia di server ciascuno, interconnessi via cavo sottomarino alla terraferma.
Dal punto di vista delle prestazioni, uno studio riferisce che un modulo sottomarino cinese potrebbe gestire fino a 7.000 «DeepSeek» (assistenti IA) in parallelo, equivalendo a 30.000 PC da gaming ad alte prestazioni.
In termini di efficienza energetica, l’obiettivo PUE (Power Usage Effectiveness) è inferiore a 1,15, un valore al vertice del settore.

Le implicazioni pratiche immediate
L’adozione di tali infrastrutture comporta una serie di conseguenze operative e strategiche, che possiamo articolare in tre ambiti.
A. Ottimizzazione energetica e infrastrutturale
La domanda di energia dei data-centre esplode: le applicazioni generative d’IA, i modelli linguistici, gli ambienti virtuali e l’edge computing costano elettricità e raffreddamento. La collocazione in mare aiuta a risolvere due problemi critici: la saturazione della rete elettrica costiera e la concorrenza per l’acqua dolce necessaria al raffreddamento. Spostare carichi verso moduli sottomarini alimentati da eolico significa liberare capacità sulla rete, ridurre peering e consumi infrastrutturali terrestri.
B. Riduzione del terreno e delle risorse naturali terrestri
Nei contesti urbani costieri affollati, acquisire terreno per nuovi campus di calcolo è problematico: i moduli sottomarini riducono fino al 90% l’utilizzo del suolo e azzerano l’uso di acqua dolce per raffreddamento. Questo libera città e regioni da vincoli di espansione e consente di collocare capacità di calcolo vicino ai centri generativi dati (hub industriali, porti, logistica).
C. Continuity operativa e resilienza strategica
Mettere un data-centre sotto il mare, in acque territoriali controllabili, inserisce la sua operatività in un ambiente fisicamente protetto — ben diverso dal capannone industriale nella fascia urbana. Il controllo statale cinese sulla zona costiera, la disponibilità di risorse e la vicinanza dei nodi marittimi rendono l’installazione un asset dual-use: civile (cloud, IA, storage) e militare (comunicazione crittografata, sorveglianza sottomarina, nodi di calcolo strategico).
Le prospettive nel medio-breve termine e gli effetti geopolitici
Procedendo, è utile interrogarsi su come questo progetto possa evolvere e quale impatto possa avere sulla geopolitica internazionale.
Espansione e competizione infrastrutturale
La scala iniziale è modesta (2,3 MW demo nella prima fase) ma l’ambizione è chiara: arrivare a 24 MW nella fase successiva e, su scala maggiore, progettare cluster da centinaia di MW. Se questa infrastruttura diventerà commerciale su vasta scala, la Cina si porrà come fornitore attrattivo di “potenza di calcolo blu” (in mare), soprattutto per paesi che desiderano evitare ciascuno la costruzione di complessi terrestri e si vedono poco rassicurati dagli hub cloud statunitensi.
Questo significa che i paesi dei BRICS, o dell’“altro Sud del mondo” (Africa, Sud-est asiatico, America Latina) potrebbero diventare terminali o partner di questi hub costieri/coster-offshore cinesi, integrati nella Belt and Road digitale. Da un lato ciò comporta opportunità tecnologiche, dall’altro dipendenze infrastrutturali che implicano vulnerabilità geostrategiche.
Ridefinizione della sovranità digitale e delle rotte marittime

In chiave geopolitica, il calcolo e la comunicazione sottomarina sono due facce della medesima medaglia. I cavi sottomarini che trasportano dati sono già oggetto di attenzione strategica; un data-centre anch’esso sottomarino aggiunge una zona di vulnerabilità ma anche di potenziale controllo: chi controlla il pod, controlla il flusso, il processamento, l’archiviazione. L’Occidente non potrà ignorare che una parte crescente dell’infrastruttura digitale globale possa stabilirsi in acque cinesi controllate.
Questo crea un nuovo pivot: la “marittimità del calcolo”. Le coste, i porti, le zone economiche speciali costiere diventano hub non solo logistici ma computazionali. In un mondo in cui la potenza è anche “calcolo”, questa evoluzione va letta come estensione della strategia marittima cinese — già presente con la Marina e l’avanzata in zone contese — nel regno immateriale della dati.
Effetti sull’Occidente e sulla standardizzazione globale
L’Occidente, in particolare l’Unione Europea e gli Stati Uniti, si troveranno davanti a un bivio istituzionale: accettare che parte della supply-chain digitale globale si sposti sottomarina sotto bandiera non occidentale, oppure rilanciare con proprie infrastrutture (ad esempio moduli sottomarini nei mari del Nord, nei Baltici o nell’Atlantico) e normative di “cyber-marittima” che regolino fondo mare, cavi, energy-data nexus.
Inoltre, regolamentazioni, accordi di sicurezza, accordi internazionali sul “ponte marittimo del calcolo” saranno necessari: la tutela delle infrastrutture critiche in acque internazionali o in aree marittime contese acquista nuova rilevanza. L’“effetto Cina” spinge verso una ristrutturazione degli algoritmi geopolitici dell’infrastruttura digitale.
Questioni aperte e rischi da non sottovalutare
Nessun progetto tecnologico così innovativo può essere accolto senza un’attenta analisi delle zone d’ombra.
- Impatto ambientale marino: Il rilascio di calore in una colonna d’acqua potenzialmente fragile, il rischio di alterazione degli habitat, le problematiche di corrosione e manutenzione in acque salate rappresentano nodi che ancora poche fonti indipendenti affrontano in profondità.
- Costo e manutenzione: Il modello sottomarino richiede condizioni tecniche e logistiche complesse: l’accesso per upgrade hardware, la sostituzione di moduli, l’eventuale recupero in caso di guasto sono più onerosi rispetto a data-centre terrestri. Il precedente Project Natick di Microsoft ha mostrato affidabilità, ma non è andato oltre lo stadio sperimentale.
- Geopolitica e sicurezza: Un data-centre sottomarino costituisce un punto vulnerabile (cavi, accessi, sabotaggi) e un asset di intelligence. Il suo posizionamento in acque territoriali cinesi lo lega al sistema di controllo statale e marittimo; paesi partner devono valutare vulnerabilità di sovranità digitale e dipendenza tecnologia-circa-calcolo.

Conclusione
Alla luce di quanto emerge, appare chiaro che l’era del “mare come frontiera del calcolo” sta iniziando — e per noi rappresenta non solo un fenomeno tecnico ma un bivio metapolitico. Per l’Occidente, per gli attori emergenti, per quelle nazioni che ambiscono a non restare semplici consumatrici di capacità di calcolo, la domanda non è più se ma quando: quando costruiremo, quando controlleremo, quando saremo partner o spettatori.
Come ingegnere informatico con piccole competenze da autodidatta in geopolitica apprese grazie anche al proprietario di questo blog, osservo che la Cina non sta semplicemente costruendo “un centro dati sottomarino”, ma piantando la bandiera — silenziosamente — di una sovranità digitale che emerge dal mare. E come spesso accade, quando la tecnologia anticipa la strategia, siamo costretti a chiederci: noi dove staremo? In prima linea o a raccogliere le briciole delle decisioni altrui?
E nella gloria dell’onnipresente mare — che accoglie correnti antiche, alghe e rotte navali — riconosciamo che anche il calcolo, il bit, il dato — figli di un’epoca immateriale — trovano ora nuova dimora nelle profondità. A noi resta dunque di custodire vigilanti la nostra parte, vigilare le rotte, studiare i segnali, perché nel silenzio delle acque si scrive già la storia del potere del domani.
Un appello cordiale ma fermo
Molti autori di libri, canali YouTube, Telegram e profili social attingono regolarmente alle nostre ricerche. Lo si riconosce nei contenuti, nei titoli, persino nel vocabolario. Ci rallegra che il nostro lavoro circoli e ispiri; ma la vera ricchezza della conoscenza si manifesta quando si riconosce la fonte.
Dietro ogni nostro contributo vi sono decenni di ricerche, giornate di studio, fatica e confronto critico. Chiamarli “articoli” è talvolta riduttivo: per profondità e rigore sono veri e propri e-book, offerti gratuitamente, senza altro guadagno se non la soddisfazione di condividere verità e chiarezza.
Per questo il nostro ringraziamento più sincero va a chi, spontaneamente e senza alcuna sollecitazione, ha scelto di contribuire: con il loro gesto hanno reso possibile che il progetto continui a vivere. Non troverete mai richieste di donazioni né link evidenti, perché siamo convinti che chi apprezza davvero sappia trovare da sé la via per contattarci e compiere ciò che riconosce come esigenza morale. 📧 E-mail: laveritarendeliberi7@gmail.com
📢 Seguici su Telegram
Unisciti ai nostri canali per non perdere nulla:

